Il fenomeno della violenza di genere è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra i sessi, che ha portato al dominio e alla discriminazione dell’uomo sulla donna e ha impedito un vero progresso nella condizione femminile. Si crede solitamente che la violenza colpisca donne “fragili” e “vittime passive”. È un modo subdolo e ipocrita di colpevolizzare le vittime. Sopportare la violenza richiede molta forza: quella stessa forza che molte donne, per effetto anche della violenza stessa, non riconoscono più di avere, finendo così per non riuscire ad attingere alle proprie risorse o a non utilizzarle in modo adeguato.
È il primo effetto della violenza: ti svuota dentro e ti rende incapace di chiedere aiuto. Spesso le donne hanno una relazione con chi le maltratta ma questo non significa che siano responsabili o abbiano contribuito a provocare la violenza. Atteggiamenti delle donne intesi come provocanti o poco prudenti non spiegano né giustificano la violenza.
I volti della violenza
La violenza domestica comprende varie forme: violenza psicologica, fisica, economica, sessuale, stalking, spesso diversamente combinate e associate tra loro. Esiste inoltre la violenza assistita, quella subita dai figli che assistono ai maltrattamenti agiti sul genitore.
Violenza psicologica
“mi diceva che non sapevo fare nulla, che senza di lui non sarei arrivata da nessuna parte”
“non so quante volte mi abbia detto che se lo avessi lasciato si sarebbe ucciso”
“dopo il parto ero abbastanza robusta, mi schifava e mi chiamava Moby Dick”
Costituiscono violenza psicologica tutti quegli atteggiamenti volti a svalutare la donna, tra cui:
· umiliazioni
· inganni
· offese
· denigrazioni
· minacce di violenza o di morte
· ricatti
· persecuzioni
· intimidazioni
· manipolazioni
· pedinamenti
· danneggiamenti di oggetti o animali
· minacce di violenza a familiari e figli
· minacce di sottrazione dei figli
· minacce di autolesionismo o suicidio
· controllo delle relazioni sociali
· imposizioni di orari di uscita
· reclusione
· restrizioni della libertà tramite divieti
· isolamento
Violenza fisica
“mi ha trascinato per i capelli, mi ha presa a schiaffi e calci”
“mi obbligava a mangiare ciò che non mi piaceva”
“quando litigavamo mi mandava via di casa, a qualsiasi ora del giorno o della notte”
È qualsiasi atto volto a far male o a spaventare; non riguarda solo un’aggressione fisica, che causa ferite, ma anche ogni contatto fisico che mira a creare un clima di terrore. Tra questi:
· spintonare
· tirare i capelli
· sputare contro
· dare pizzicotti
· mordere
· prendere a calci
· schiaffeggiare
· strangolare
· fare ricorso ad armi
· percuotere
· bruciare
· privare di cure mediche
· privare del sonno
· rinchiudere in casa
· buttare fuori di casa
Comprende anche atti violenti contro animali o oggetti personali quali fotografie, vestiti, eccetera.
Violenza economica
“non so se abbiamo dei soldi in banca, non l’ho mai saputo”
“era lui che decideva cosa comprare”
“dovevo presentargli tutti gli scontrini”
“lui non si fa mancare niente, ma per me e per i bambini non c’erano mai soldi”
“ricordo che mi si erano rotti gli occhiali e quando sono andata a comprarne un altro paio, all’uscita dal negozio mio marito mi ha detto – e chi li paga? – Io non avevo un lavoro, ho chiesto i soldi a mia madre…”
Si ha violenza economica quando l’uomo estorce alla donna i suoi soldi, la controlla e la priva del suo salario, non le dice quanto guadagna e, anche se guadagna bene, non le dà i soldi per vivere e per mantenere i figli, spende anche somme ingenti senza consultarla e fa debiti a nome suo, impedisce alla donna di cercare o di mantenere il posto di lavoro oppure non le paga l’assegno di mantenimento.
Violenza sessuale
“entrava dentro al letto, mi svegliava, e mi costringeva ad avere rapporti”
“se mi rifiutavo non mi lasciava i soldi per la spesa o se la prendeva con i bambini”
“mi faceva schifo, pensavo ad altro, altrimenti urlava e mi prendeva a calci”
“mi obbligava a vedere materiale pornografico”
La violenza sessuale consiste nell’imposizione di pratiche sessuali non desiderate anche all’interno della coppia. Comprende la richiesta di atti sessuali non voluti, quali:
· le aggressioni sessuali
· lo stupro
· la messa in ridicolo dei comportamenti sessuali della donna e delle sue reazioni
· il fare pressioni per l’utilizzo o la produzione di materiale pornografico
· la costrizione a rapporti sessuali con altre persone
Stalking
“mi telefona per insultarmi”
“mi sento in trappola”
“passa sotto casa in continuazione, se non ci sono mi chiama all’infinito dicendo che vuole parlare con il bambino e l’unica cosa che gli chiede è – dove siete, con chi? –”
Indica una serie di atteggiamenti persecutori nei confronti di una donna che generano stati di ansia e paura e che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità. La persecuzione avviene solitamente mediante svariati tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti ed intrusioni nella vita privata.
Molti mariti che hanno maltrattato la donna per anni, picchiandola e umiliandola, non tollerano che decida di andarsene e di liberarsi dal loro dominio.
Pur di non perdere “l’oggetto” del loro potere, continuano a tormentare la ex con telefonate, la seguono quando esce di casa, le fanno scenate sul luogo di lavoro e sotto casa, la aggrediscono, aggrediscono o minacciano i suoi familiari e tutte le persone che le stanno vicino. Il momento della separazione e quello successivo sono molto delicati e difficili da gestire per una donna che ha preso la decisione di allontanarsi dal partner violento e richiedono alla donna il ricorso a molte energie per provvedere alla propria tutela e a quella dei figli/e.
Le cause della violenza
La violenza è causata dal desiderio di potere e controllo da parte di chi la esercita.
Deriva da uno squilibrio di potere tra i sessi.
Non è causata da alcool, droghe, disoccupazione, stress o problemi di salute.
Queste sono solo scuse o giustificazioni per il comportamento dell’uomo violento.
La spirale della violenza
Nelle relazioni d’intimità la violenza non si manifesta sempre apertamente. Nel lavoro svolto con le donne maltrattate è possibile – in genere – riconoscere un ciclo della violenza, che Lenore Walkerha ha definito «spirale della violenza» (1979). II clima di violenza nella coppia si sviluppa nel corso del tempo, in modo graduale attraverso litigi che diventano sempre più frequenti e pericolosi. In genere la violenza nelle relazioni d’intimità inizia con l’innamoramento, quando la coppia condivide alcune premesse sui ruoli maschile e femminile: ad esempio entrambi sono legati emotivamente, si trovano bene insieme e pensano che lei sarà la perfetta compagna.
1. Intimidazione
La violenza non si caratterizza subito con i maltrattamenti di tipo fisico, ma intenzionalmente vengono messe in atto violenze di tipo emotivo e psicologico meno evidenti, più subdole. Tali violenze spesso iniziano sotto forma di intimidazioni che avvengono attraverso la coercizione, il controllo economico, le minacce, il terrore di subire aggressioni fisiche ed il ricatto.
2. Isolamento
Segue l’isolamento, determinato dal continuo tentativo dell’uomo di limitare la donna, i contatti con la propria rete parentale e amicale, la possibilità di coltivare hobby o altri interessi. L’isolamento può passare anche attraverso l’impedimento alla donna di lavorare, al fine di escluderla dal contesto sociale lavorativo. In questo modo la donna perde i punti di riferimento e di confronto sociali e familiari e l’autonomia economica.
3. Svalorizzazione
Un’ulteriore caratteristica di chi usa violenza è la svalorizzazione di ogni attività della donna. L’obiettivo è privarla dell’autostima per renderla insicura e maggiormente controllabile. Seguono distruzione di oggetti e altri beni della donna, atti intimidatori non solo rivolti a lei direttamente, ma anche indirettamente, ad esempio verso animali o persone a lei care.
4. Segregazione
In completa solitudine aumenta l'incapacità di vedere vie di uscita e di cambiare la propria situazione. La donna vive in uno stato di reclusione e isolamento affettivo; infatti tutti gli aspetti della sua vita possono finire sotto controllo: posta, telefonate, sottrazione dei documenti. Si può attivare in tali casi una vera e propria segregazione, cioè una forma di ulteriore isolamento per negare l’autodeterminazione della donna.
5. Aggressione fisica-sessuale
Quando la donna inizia a ribellarsi e cerca di uscire dalla violenza, l’abusante l’aggredisce fisicamente per ristabilire lo status quo, incuterle terrore e impedirle di reagire o di andarsene. La violenza aumenta di intensità. Spesso le donne sono costrette a subire rapporti sessuali contro la loro volontà perché minacciate con ritorsioni o violenze fisiche. In molte donne s’insinua anche l’obbligo di assolvere ad un dovere coniugale sulla base del ruolo stereotipato.
6. Falsa riappacificazione
A questo punto, dopo le aggressioni seguono le false riappacificazioni, cioè falsi pentimenti, caratterizzate da regali, promesse quali “non lo farò più”,“ ti giuro che cambierò”. Purtroppo, questa luna di miele è temporanea, crea la falsa illusione che non si ripresenterà una nuova violenza. Questo comportamento genera confusione; la donna è spinta a credere, anzi vuole credere, vuole sperare che il compagno sia finalmente cambiato. In realtà stiamo parlando di un meccanismo strategico messo in atto dall’uomo che continua a perpetuare il controllo sulla donna.
7. Ricatto sui figli
Un’ulteriore fase che caratterizza la spirale della violenza è il ricatto sui figli. Il partner minaccia la propria compagna di toglierle i figli se decide di lasciarlo. Per sostenere questa affermazione e usarla come reale minaccia, il partner fa affidamento sulla non conoscenza della donna dei propri diritti e sulla mancanza di confronto con altre persone e consulenti legali che potrebbero rassicurarla in merito ai figli e al loro affidamento.